Nāda Yoga

La consapevolezza
del suono

Suono e Meditazione

Il Nāda Yoga (Yoga del Suono) è una disciplina di origine indiana, basata sulla consapevolezza della vibrazione sonora a livello fisico, energetico, emotivo e spirituale. Lo scopo di questa pratica è quello di armonizzare il sistema mente/corpo, sviluppare le proprie risorse interiori, integrare le parti-ombra e ottenere un maggiore equilibrio psicofisico.

Le meditazioni sonore del mantra AUM (OM), il canto delle scale musicali trasformative e l’intonazione dei mantra indo-tibetani rappresentano il fulcro della pratica: la voce, elemento portante del Nāda Yoga, viene utilizzata pertanto non a fini estetici ma come strumento di auto-conoscenza e connessione universale.

CORSO DI FORMAZIONE IN NĀDA YOGA 2025

IN AULA c/o Studio Suono Infinito, Via Ferrara 36 Bologna e ONLINE su piattaforma Zoom

A cura di Giovanni Del Casale Operatore Olistico Trainer – Iscritto SIAF Italia ai sensi L. 4/2013 (ER-2568T-OP)

COME POSSO ISCRIVERMI?

Il valore complessivo del percorso è di 925 euro, da versare secondo le seguenti modalità:

caparra di 185 euro al momento dell’iscrizione (quota che sarà successivamente scalata dal pagamento del quinto e ultimo modulo) più quattro rate da euro 185 ciascuna.

Per le iscrizioni pervenute entro il 31 ottobre 2024 sarà applicato uno sconto promozionale di 100 euro. La quota corso totale avrà quindi il valore di 825 euro, da versare secondo le seguenti modalità:

caparra di 165 euro al momento dell’iscrizione (quota che sarà successivamente scalata dal pagamento del quinto e ultimo modulo) più quattro rate da euro 165 ciascuna.

In caso di ritiro anticipato la caparra NON è rimborsabile.

Le quattro rate saranno versate secondo il seguente calendario:

  1. 26/01/25 Modulo 1 euro 185/165
  2. 23/03/25 Modulo 2 euro 185/165
  3. 24/05/25 Modulo 3 euro 185/165
  4. 22/06/25 Modulo 4 euro 185/165

COSA POSSO FARE DOPO LA FORMAZIONE?

Il corso fornirà gli strumenti per poter stabilire una pratica individuale completa ed eventualmente condurre singoli e gruppi nell’apprendimento delle principali tecniche Nāda Yoga. Verranno inoltre incoraggiate e sostenute tutte le forme di integrazione con gli eventuali percorsi professionali e formativi precedenti.

COM’È STRUTTURATO IL PERCORSO? VIENE RILASCIATO UN ATTESTATO FINALE?

Il percorso è formato da 5 moduli così suddivisi:

7 incontri di 8 ore ciascuno (in aula e online) 1 fine settimana di 16 ore (in aula) cui vanno aggiunte:

6 ore di introduzione alle tecniche vocali di base (online, a cura di Barbara Magnoni) + 4 ore di video tutorial + 8 ore di supervisione di gruppo per un totale di 90 ore formative.

Gli incontri si svolgeranno di domenica, dalle ore 10 alle ore 18:00 circa (con pausa – pranzo di circa 1h 30’) presso lo STUDIO SUONO INFINITO, Via Ferrara 36, Bologna e online su piattaforma Zoom.

Le 4 lezioni di “introduzione alle tecniche vocali di base” e i 4 incontri di supervisione di gruppo, della durata di 1,5 ore ciascuna, si svolgeranno in date infrasettimanali che saranno rese note successivamente.

Per ogni modulo l’allievo/a riceverà una dispensa e materiale audiovisivo in formato digitale.

Al termine della formazione viene rilasciato un attestato di frequenza con indicazione del monte ore complessivo svolto, a seguito della presentazione di un elaborato da parte dell’ allievo/a che sarà discusso in aula in occasione del modulo finale. Durante il percorso sono previste verifiche delle conoscenze trasmesse, al fine di sostenere il processo di apprendimento.

In caso di assenza, ogni modulo può essere recuperato tramite videoregistrazione.

INFO E ISCRIZIONI: info@suonoinfinito.it

Tel. 349 60 68 594

A chi è rivolta la formazione?

La formazione è aperta a una vasta gamma di professionisti e appassionati interessati a migliorare le proprie competenze nel settore del benessere e della crescita personale: operatori olistici, insegnanti e praticanti di yoga, meditazione o mindfulness, musicoterapeuti, musicisti, attori, ricercatori spirituali e operatori nel campo della relazione d’aiuto. Il corso è aperto a tutti e non richiede competenze in campo musicale; tuttavia, il programma generale include una breve introduzione ad alcuni concetti fondamentali del linguaggio sonoro strettamente finalizzati alle pratiche che verranno apprese durante il percorso.

Argomenti generali del corso:

  • Il mito della vibrazione primordiale
    Il suono nelle antiche cosmogonie
  • Fisica e metafisica delle onde sonore.
    Il suono udibile e il suono non udibile.
  • Mente condizionata e mente incondizionata
    Il linguaggio emotivo naturale
  • Introduzione al linguaggio musicale.
    L’alfabeto musicale: note, intervalli, scale (teoria e pratica)
    Sistemi di intonazione: scala naturale e temperata
    Aspetti dell’accordatura a 440/432 hz
  • La legge dell’Ottava
    Il principio ermetico applicato al suono
  • Gli armonici naturali
    Il mandala sonoro che sostiene l’Universo
  • La mappa del corpo sottile
    Introduzione al sistema indiano: chakra/nadi/kosha
  • Il tantra
    Elementi di base della tradizione buddhista e induista
  • Pratiche preliminari di purificazione energetica
    Respirazione in nove cicli / Meditazione OM AH HUM
  • Il Nāda Brahma Yoga
    Introduzione all’opera di Shri Vemu Mukunda
  • LA NOTA TONICA INDIVIDUALE
    La nota che ci collega all’Universo
  • L’ascolto profondo
    Consapevolezza fisica, energetica, mentale ed emotiva del suono
  • Penso dunque suono
    Il potere dell’intenzione applicato al suono
    La motivazione interiore del praticante Nāda Yoga
  • IL MANTRA A U M (OM)
    Meditazione sonora in quattro fasi per allineamento e armonizzazione energetica.
    (modalità base ed espansa)
  • Il senso della musica
    Musica soggettiva e musica oggettiva
  • Alchimie sonore
    Le scale musicali trasformative del Nāda Yoga
  • Suoni mantrici
    Le note musicali indiane
  • Tutto è relazione
    Frequenze e intervalli nella musica indiana (shruti e svara)
  • Suono ed emozione
    Il valore semantico degli svara
  • Il linguaggio nascosto dei suoni
    Vocali e consonanti
  • IL SUONO SACRO
    Introduzione al mantra
    Tradizione indo/tibetana e tradizione europea
    Introduzione al Canto Vedico
  • Chakra e vocali
    Pratica per l’apertura dei chakra attraverso il suono
  • Vocal Booster
    Introduzione alle tecniche per il sostegno vocale di base
    (a cura di Barbara Magnoni)
  • Energizzare la voce
    Introduzione al Canto Armonico (Overtones Singing)
  • Introduzione al ritmo
    Il sistema ritmo-fonetico TAKADHIMI
  • Guida all’utilizzo di app e altre tecnologie per la pratica individuale
    Frequenzimetro, metronomo, spettrogramma, strumenti indiani reali e campionati

Perché scegliere di percorrere questo sentiero?

“Tutte le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un elemento acustico interviene nel momento decisivo dell’azione”. Marius Schneider, “La musica primitiva” In tutte antiche cosmogonie, la vibrazione conosciuta come “Om”, “Verbo”, “Logos”, ecc., è considerata causa ed essenza ultima della Creazione. Secondo una prospettiva metafisica, il principio di Nāda ci aiuta a comprendere la natura del misterioso stato di preesistenza dell’universo, che è fondamentalmente vibratorio. Nella tradizione indiana si racconta che il saggio Narada chiese a Brahma, il Creatore, perché il mondo da lui generato fosse così pieno di infelicità; Brahma rispose che le cose dovrebbero seguire il suono, il quale le riporterà all’armonia originaria. Da qui nacque la Via del Suono, un metodo per ricondurre gli esseri alla fonte divina.

Origini e sviluppi del Nāda Yoga

Le antiche scritture indiane, chiamate Veda (conoscenza), contengono preziose informazioni sulla natura di Nāda e offrono diversi strumenti per farne esperienza diretta. In tempi recenti, il maestro Shri Vemu Mukunda ha riscoperto e riproposto alcune di queste conoscenze ormai dimenticate, utilizzando un approccio solido e  pragmatico, legato in parte alla sua formazione in campo scientifico (Mukunda, infatti, oltre che musicista, era un fisico nucleare). Il corso integra, pertanto, gli insegnamenti tradizionali indo-tibetani con le conoscenze scientifiche, antiche e moderne, sviluppatesi all’interno della cultura occidentale. Nella tradizione indiana non esiste separazione tra spiritualità, arte e scienza; tutte, infatti, sorgono dall’albero dei Veda come armoniosa fioritura di un’unica grande saggezza che si manifesta attraverso differenti sentieri. Il sistema musicale indiano, grazie ad un processo di specializzazione durato molti secoli, ha raggiunto una conoscenza estremamente profonda riguardo il rapporto tra suono ed emozione, grazie alla quale ogni singola sfumatura del linguaggio sonoro è in grado di indurre nell’ascoltatore un preciso e determinato effetto emotivo. In questo modo, nota dopo nota, egli viene trasportato in un viaggio interiore in grado di facilitare uno sblocco delle energie cristallizzate nel corpo sottile, riportando armonia ed equilibrio in tutto il sistema psicofisico.

Come si pratica il Nāda Yoga?

I pilastri del metodo trasmesso da Mukunda, come detto, sono la meditazione sonora del mantra AUM e l’intonazione delle scale musicali trasformative; con la prima il praticante armonizza i propri centri energetici, con le seconde egli va a sciogliere i blocchi energetici ed emotivi, al fine di poter disporre pienamente di energia rinnovata da indirizzare verso scopi creativi ed evolutivi. A questo punto, dopo il lavoro di purificazione ed energizzazione, il praticante avrà raggiunto uno stato interiore adeguato all’esplorazione profonda delle sillabe sacre dei mantra, sia di tradizione indiana che tibetana, dove l’intelletto cede il passo ad una percezione intuitiva delle vibrazioni. Si schiude uno spazio dove la coscienza può cogliere aspetti molto sottili della realtà, vicine alla propria origine spirituale. I “nāda yogi” vengono quindi sollecitati ad una pratica attiva che, dopo un periodo di apprendistato guidato, potranno proseguire in modo autonomo.

Approfondimenti

La tonica individuale

La peculiarità del Nāda Yoga di Vemu Mukunda è rappresentata dal principio della tonica personale, secondo cui ogni individuo possiede una propria vibrazione naturale che ne riflette le attitudini e la personalità.

La tonica vibra all’altezza dell’ombelico, nel cosiddetto Brahma Granthi (punto di intersezione tra il canale centrale Sushumna e i canali Ida e Pingala) e rappresenta il nostro punto di massimo equilibrio energetico; quando la coscienza dimora in questo luogo, tutte le risorse interiori sono disponibili al loro massimo potenziale.

Ogni volta che sorge un’emozione, la frequenza vibratoria cambia, l’energia si allontana dal suo punto di equilibrio e lo stato interiore viene alterato. La pulsazione della tonica è stabile, ciò che si muove lungo l’asse centrale è la coscienza; si tratta dunque di un fenomeno che sorge dalla relazione tra due differenti entità in costante e mutevole rapporto tra loro.

Lo stato emotivo si manifesta all’esterno attraverso il tono della nostra voce; in condizioni di estrema calma la nota emessa spontaneamente coinciderà con quella della tonica mentre in condizioni di “stress” emotivo il suono sarà più acuto o più grave, a seconda che il movimento dell’energia avvenga verso l’alto o verso il basso. La relazione tra i due toni (quello naturale e statico della tonica e quello dinamico legato alle emozioni) crea degli intervalli musicali, ognuno dei quali esprimerà in modo chiaro e inequivocabile il nostro stato interiore. Questo principio è alla base delle pratiche di Nāda Yoga legate al mantra OM (A U M) e alle scale musicali trasformative.

Nei primi mesi di vita la tonica del bambino coincide con quella materna, dopodichè subirà delle oscillazioni in virtù dell’ascendente esercitato su di lui da altre figure influenti del proprio ambiente di vita (parenti, amici, insegnanti, ecc.), fino ad assestarsi in età matura (intorno ai 18/20 anni per le femmine,  verso i 20/24 per i maschi) in corrispondenza di forti esperienze “di passaggio” (assunzioni di responsabilità, matrimoni, la prima esperienza sessuale, ecc.).  A questo punto la tonica, in assenza di eventuali forti traumi, si manterrà stabile fino alla menopausa/andropausa quando la frequenza tenderà ad alzarsi e la voce a diventare più acuta.

Le toniche sono 12, tante quante le note musicali. Ogni nota corrisponde ad un profilo psico-attitudinale che Mukunda e i suoi collaboratori hanno ricavato da una lunga e accurata ricerca statistica. Conoscere la propria tonica dunque (similmente a quanto succede, ad esempio, in astrologia con i segni zodiacali) equivale ad avere una fotografia di sé stessi che rivela in modo chiaro e neutro  le nostre principali potenzialità e le disarmonie sulle quali portare consapevolezza.

Perché può essere importante conoscere la propria tonica?

Conoscere e stabilizzare la tonica attraverso la pratica ci consentirà innanzitutto di sviluppare i nostri talenti, imparando allo stesso tempo ad accogliere con amore ciò che non amiamo della nostra personalità.

Nella pratica del Nāda Yoga è fondamentale che ogni tecnica venga eseguita in accordo alla propria nota individuale; in queste condizioni, infatti, gli effetti del canto saranno più focalizzati ed efficaci. Nel lavoro di gruppo si utilizza una tonica universale uguale per tutti (preferibilmente SOL o DO), ma è consigliabile che ogni allievo/allieva che desideri intraprendere un percorso individuale di Nada Yoga, prima o poi, effettui il rilevamento della propria nota personale.

Mukunda afferma che comporre musica in accordo alla propria tonica stimola le nostre potenzialità creative. In un secondo momento si potrà eventualmente trasportare la tonalità della nostra opera nella chiave più adatta alle nostre corde vocali o al nostro strumento. Conoscere la tonica, quindi, non vincola in alcun modo la propria pratica musicale.

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Il mantra AUM

OM: la sillaba sacra

Il concetto della sillaba OM è parte integrante del corpus delle principali religioni indiane, induismo e buddhismo, è presente nel jainismo e svolge un ruolo di notevole importanza anche nella tradizione dello Yoga. Il significato di OM non è univoco, esistono molte interpretazioni a seconda del contesto teologico in cui essa appare ma, in generale, questa sillaba si riferisce al principio divino che dimora in ogni essere.

OM deriva dalla contrazione delle sillabe A – U – M, che per gli induisti corrispondono ai tre stati di coscienza di sonno, sogno e sonno profondo; un quarto stato, totalmente trascendentale, rappresenta invece l’unità sostanziale dei primi tre e ad esso corrisponde un suono silenzioso. Per i buddhisti le tre sillabe corrispondono all’essenza di corpo, parola e mente della divinità. In entrambe le tradizioni la sillaba OM compare spesso come solenne affermazione all’inizio di un mantra.
Nella cosmogonia induista OM è indicata come la vibrazione fondamentale che ha causato il passaggio dell’energia primordiale (o coscienza universale) dallo stato potenziale a quello dinamico, manifestando la materia di cui è fatto l’Universo. OM è quindi origine, totalità e sostanza di ogni suono esistente.

Il mantra AUM nel Nāda Yoga

Secondo la visione tantrica, il corpo sottile dell’uomo è costituito da 72.000 canali psico-eterici chiamati nadi all’interno dei quali scorre l’energia vitale (prana). Una parte di questi canali è collegata a sette distretti chiamati chakra (“ruote” o “cerchi”) che hanno la funzione di gestire il prana in entrata e in uscita; esistono diversi tipi di prana, ognuno dei quali governa determinate funzioni vitali del corpo. Le tre principali nadi sono: sushumna, disposta verticalmente lungo l’asse centrale e di polarità neutra; ida, che, partendo dalla narice sinistra, si dipana in modo spiraliforme attorno a sushumna e trasporta l’energia di tipo femminile; pingala, corrispondente sul lato destro, che veicola l’energia maschile. Secondo il “Sangitaratnakara”, di Sharngadeva (sec.XIII), i tre canali si incrociano in alcuni punti formando dei nodi chiamati granthi in cui l’energia si comporta in modo molto particolare. I tre nodi principali sono: Brahma, all’altezza dell’ombelico, Vishnu, all’altezza del cuore e Shiva, in corrispondenza del centro della fronte, appena al di sopra della linea delle sopracciglia, nel punto del cosiddetto terzo occhio. Secondo la letteratura del Nāda Yoga, al Brahma granthi risuona la sillaba A, al Vishnu granthi la sillaba U e allo Shiva granthi il suono M. L’altezza sonora della A corrisponde alla tonica individuale, quella della U corrisponde all’intervallo di quinta giusta, mentre la M vibra nel punto della tonica all’ottava superiore, ad una frequenza doppia rispetto alla prima. Mettendo in sequenza questi tre suoni, si ottiene una scala musicale primordiale ascendente che rappresenta, in forma musicale, il mantra AUM.

Le note sulle quali si accorda solitamente il tanpura (lo strumento-bordone per eccellenza della musica indiana) corrispondono esattamente a questi intervalli, quasi ad avvalorare il principio della sillaba OM come origine di tutti gli altri suoni e quindi anche dì ogni possibile forma musicale.

 Le ottave musicali nel corpo umano

Lungo l’asse centrale del corpo sottile sono collocate tre ottave musicali. L’ottava rappresenta in tutte le culture del mondo lo spazio sonoro che intercorre tra una data frequenza e una seconda frequenza che, nell’unità di tempo, vibra esattamente il doppio, secondo quindi un rapporto 2:1. All’interno dello spazio dell’ottava sono disposti in sequenza tutti i suoni della scala musicale, dal più grave al più acuto, secondo dei criteri che, nel corso tempo, sono cambiati ma senza che l’intervallo 2:1 fosse mai messo in discussione. Ognuno di questi suoni corrisponde ad una determinata proporzione matematica e produce differenti effetti emotivi nell’ascoltatore in base alla relazione che ogni frequenza ha con la nota tonica, ovvero la prima nota della scala.

Nel contesto culturale indiano, l’ottava è suddivisa in ventidue punti sonori chiamati shruti (“Ciò che si rivela all’ascolto”), ognuno con la propria specifica frequenza. Tali punti sono disposti lungo il canale centrale e sono correlati ad emozioni e a parti del corpo fisico ed energetico, seppure non sempre individuabili in modo assoluto. La zona appena sopra l’ombelico, ad esempio, corrisponde al punto dell’ansia, dove si sperimentano le cosiddette “farfalle nello stomaco”; nel punto in cima al naso, appena sotto gli occhi, vibra invece la rabbia (quando infatti una persona si altera molto si usa dire che “aveva il sangue agli occhi”) e così via.

Il canale sushumna può essere paragonato alla corda tesa di una chitarra; a seconda dei punti che andremo a schiacciare sulla tastiera, risuonerà con una specifica emozione. Sebbene, come detto, le ottave nel corpo umano siano tre, si prende in considerazione principalmente l’ottava centrale che è racchiusa nello spazio tra l’ombelico e il terzo occhio. Essa corrisponde alle emozioni a media intensità in grado di suscitare una reazione psicofisiologica immediata, influenzando il tono vocale. L’ottava inferiore si estende dalla base dei piedi all’ombelico e comprende le emozioni a bassa intensità, mentre l’ottava superiore va dal terzo occhio alla fontanella e rappresenta lo spazio in cui si cristallizzano energeticamente gli eventi traumatici.

Il canto del mantra AUM

Vemu Mukunda ha riscoperto una modalità di intonazione del mantra OM molto antica e ormai dimenticata. Attraverso una meditazione in quattro fasi basate su respiro, ritmo e visualizzazione, i mantra A, U e M vengono intonati dapprima singolarmente e poi con un unico rapido glissato. Ogni fase produce un diverso effetto: il mantra A, sviluppa la calma mentale e l’introspezione, la U stimola l’apertura del cuore e il contatto con il mondo esterno mentre il mantra M porta la mente verso uno stato di calma assoluta connesso al sé superiore. Dopo aver armonizzato i tre centri, con la quarta e ultima fase purificheremo le energie addensatesi lungo il canale centrale, andando a toccare con un lungo glissato, tutti i punti emotivi dislocati lungo il percorso tra ombelico e terzo occhio. La pratica individuale dovrebbe essere sempre eseguita in conformità con la propria tonica, in modo da garantire una perfetta corrispondenza tra le diverse altezze sonore e i relativi punti shruti.

Le scale musicali trasformative

Il Nāda Yoga trasmesso dal maestro Vemu Mukunda contempla circa una ventina di scale mutuate dal sistema musicale carnatico del Sud India. Queste scale sono le stesse da cui derivano i raga, le composizioni tipiche della musica classica indiana, tuttavia le modalità d’uso all’interno del Nāda Yoga sono decisamente più semplici e alla portata di tutti.

Ogni scala ha un sapore emotivo particolare che può essere sperimentato sia in ascolto che, soprattutto, cantando la sequenza, prima in fase ascendente e poi discendente, seguendo un preciso schema ritmico. La pratica vocale, muovendo consapevolmente il prana, consente di individuare e trasformare l’energia negativa accumulata nelle nadi (i canali psico-eterici che costituiscono il corpo sottile), ripristinando una condizione di armonia e benessere.

Perché le scale trasformative funzionano?

La musica indiana si è contraddistinta nel corso dei secoli per lo sviluppo sapiente delle innumerevoli possibilità espressive della melodia, in contrapposizione all’occidente che ha invece esplorato maggiormente le leggi matematiche che regolano i rapporti tra melodia e accordi. Nel primo caso l’espressività avviene in un contesto modale, cioè attraverso un dialogo costante e univoco tra ciascuna nota della melodia e una specifica nota fissa chiamata bordone, cui viene assegnata la funzione di tappeto sonoro sul quale il canto può appoggiarsi nel suo fluire melodico.

L’applicazione di questi principi musicali ha un effetto sullo stato d’animo dell’uomo in quanto si basa sull’idea che il rapporto tra il bordone e ogni nota cantata o suonata abbia sempre lo stesso significato emotivo. L’intervallo di quinta, ad esempio, ha sempre un valore molto positivo: è forte, gioioso, solido. Viceversa, l’intervallo di seconda minore evoca una forte sensazione di paura, ansia e instabilità. In India gli intervalli vengono chiamati svara (“ciò che risplende da sé”) e sono simili a quelli della tradizione occidentale, tranne i casi in cui vengono utilizzate gli intervalli microtonali. Nella pratica del Nāda Yoga, queste note “anomale” vengono utilizzate solo in modo indiretto attraverso l’uso di abbellimenti come il glissato e il vibrato, che vengono chiamati gamaka.

Partendo da questi presupposti, è possibile leggere ogni scala in modo scientifico; a seconda degli svara utilizzati e del loro ordine, possiamo avere infatti scale che attivano l’energia del radicamento, altre che sono legate a emozioni più “dense” come la tristezza o la rabbia e altre ancora che tendono a sviluppare le capacità intellettive specialmente nei bambini. Secondo Mukunda, la risposta emotiva al canto delle scale sarà coerente, riproducibile e universale, poiché il linguaggio degli intervalli è in grado di risuonare direttamente con i distretti cerebrali più antichi, il rettiliano e il limbico.  L’effetto delle scale non dipende quindi da influenze soggettive e culturali, a patto che il praticante si dedichi al canto dopo aver purificato e armonizzato il proprio corpo sottile attraverso l’intonazione del mantra AUM ed eventualmente altre tecniche yoga.

La fonetica indiana

Il canto delle scale è potenziato dalla fonetica indiana, che utilizza le sillabe Sa, Ri (o Re), Ga, Ma, Pa, Dha, Ni anziché Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si; i suoni delle note indiane, infatti, hanno un valore mantrico, indirizzano cioè l’energia in punti determinati del corpo fisico e sottile. L’effetto della scala deriverà quindi dalla sinergia tra l’energia emotiva degli intervalli/svara e quella vibratoria dei fonemi. Per ottenere un effetto trasformativo più potente e mirato, è consigliabile cantare le scale nella propria tonica individuale.

Sentire il Suono

Il Nāda Yoga trasmesso dal prof. Vemu Mukunda adotta particolari posture del corpo (asana), tuttavia l’elemento fisico e in modo particolare l’aspetto tattile hanno un ruolo molto importante. Nel corso della pratica, infatti, viene sempre ricordato di portare la propria consapevolezza nel corpo, per sentire “cosa accade” dentro di noi quando intoniamo un determinato suono. Altre volte la concentrazione viene invece focalizzata su specifici punti del corpo dopodichè si emettono i suoni più strettamente legati ad essi dal punto di vista energetico.

Ogni persona ha una naturale capacità musicale, ma spesso non viene adeguatamente sviluppata. Durante l’infanzia, si possono creare blocchi emotivi a causa del giudizio degli altri, ad esempio se non siamo “intonati” o se disturbiamo gli adulti quando proviamo a cantare; la proposta del Nāda Yoga consiste nel riappropiarsi dell’aspetto corporeo dell’esperienza sonora.

Mente, corpo e spirito sono entità non separate; nel momento in cui la vibrazione produce un effetto fisico, ci sarà una risposta analoga anche sui piani più sottili.  Le tecniche dello Yoga del Suono lavorano sapientemente in questo campo di risonanze, aiutandoci ad integrare le varie parti di noi stessi.

Il maestro Vemu Mukunda

Nato a Bangalore l’11 marzo 1929 presso una famiglia di musicisti, Vemu Mukunda dedica la prima fase della sua vita allo studio della musica classica indiana e si distingue come un virtuoso della vina, un antico liuto considerato progenitore di tutti gli strumenti a corda indiani.

In seguito, decide di intraprendere studi scientifici, diventando fisico nucleare e lavorando per alcuni anni a Londra; tuttavia, la passione per la musica lo spinge ad abbandonare una promettente carriera per tornare in India. Qui, oltre a dedicarsi alla musica, inizia a studiare antichi testi vedici, grazie ai quali riscopre conoscenze relative allo Yoga del Suono e sviluppa un metodo personale di terapia musicale che chiamerà Nāda Brahma Yoga.

Mukunda ristabilisce i suoi contatti con Londra e viaggia spesso per tenere concerti, conferenze e workshop dimostrando come il suono possa influire positivamente sulla nostra salute mentale e fisica. Il suo approccio non religioso suscita grande interesse e fornisce agli studenti occidentali una chiave di accesso ad insegnamenti antichi e da tempo dimenticati anche nella loro terra d’origine. Tra le sue riscoperte vi è il principio della Tonica Individuale e la corretta intonazione del Mantra AUM.

Negli anni ’90 ha numerosi contatti anche con l’Italia, dove tiene diversi seminari brevi e un corso triennale di formazione in Nada Brahma Yoga. Purtroppo, la sua ricerca termina prematuramente; il 4 febbraio 2000 infatti Mukunda muore a Londra lasciando ai suoi numerosi allievi il compito di proseguire e comprovare i suoi studi decennali, ricchi di affascinanti scoperte.

(Per le informazioni contenute in questo articolo si ringrazia Riccardo Misto)

Per le immagini: http://digilander.libero.it/azyogaemusica/Vemu%20Mukunda.html

Suono udibile e suono non udibile

Il Nāda Yoga descrive due tipologie di suono, quello udibile e quello non udibile. L’aspetto udibile è chiamato in sanscrito ahata e corrisponde a tutti i suoni dotati di un inizio e una fine che sorgono dal contatto tra due oggetti (ahata significa letteralmente “colpito”). Il suono non udibile viene invece chiamato anahata e, come suggerisce la parola stessa (“non colpito”) è riferito ad un suono che non sorge da alcun contatto: esso è senza inizio e senza fine, in altri termini, infinito. Sono ahata i suoni della voce e degli strumenti musicali, mentre sono anahata i suoni mentali che possiamo sperimentare, ad esempio, in sogno o in meditazione profonda. La sacra sillaba Om dei Veda è il suono anahata per eccellenza, la vibrazione che dalla notte dei tempi permea e sostiene ininterrottamente ogni fenomeno vivente nell’Universo.

La Voce

Lo Yoga del Suono è di fatto uno yoga vocale. Secondo i principi di questa disciplina, la voce è in grado di manifestare la natura più autentica delle nostre emozioni. Il termine per-sona (attraverso il suono) suggerisce che lo stato d’animo di un individuo possa essere colto più profondamente attraverso il suo modo di parlare, piuttosto che per il suo aspetto o il suo comportamento.

Il Nāda Yoga afferma inoltre che ogni essere vivente è caratterizzato da una propria specifica, vibrazione chiamata “tonica individuale”. Quando la voce è allineata con e la vibrazione interiore, la mente dimora nella quiete e le energie personali sono tutte pienamente disponibili, con effetti benefici sull’intero sistema psicofisico.

Nelle pratiche di Yoga del Suono, non è necessario essere bravi cantanti nè musicisti, poiché l’esperienza vibratoria si basa principalmente sull’ascolto consapevole del corpo e delle sensazioni. Per questo motivo, la maggior parte delle tecniche insegnate da Mukunda possono essere considerate come forme di meditazione sonora.

Grazie all’intonazione corretta del mantra AUM, delle scale musicali trasformative e di altre semplici tecniche meditative, tutti avranno così la possibilità di sperimentarne l’effetto evolutivo e liberatorio.

Mantra: il suono che protegge la mente.

Mantra è una parola sanscrita composta dalle radici man (da manas, mente, intelletto) e tra (da traya, proteggere, liberare); il mantra, dunque, è una formula sacra che protegge e libera la mente.

Da cosa la protegge? Secondo la tradizione buddhista, la via per trascendere la sofferenza consiste nel liberarsi gradualmente dalla percezione distorta di noi stessi e dell’ambiente in cui viviamo. Nei Tantra buddhisti, infatti, viene insegnato che la natura ultima di ogni essere senziente è pura e priva di imperfezioni, esattamente come quella della divinità e del mandala in cui essa dimora. La pratica del mantra ci permette di entrare in risonanza con queste energie superiori e di svilupparne le medesime qualità poichè il mantra rappresenta la divinità nel suo aspetto vibratorio. Per questo motivo l’energia del mantra viene considerata molto potente e la sua pratica in oriente é estremamente diffusa sia sotto forma di semplice recitazione che di salmodia o canto, come nella tradizione braminica e nelle pratiche devozionali del kirtan e del bhajan.

Negli insegnamenti di Vemu Mukunda il termine mantra assume più laicamente il significato di vibrazione che indirizza l’energia in un particolare punto del corpo. L’uso consapevole del mantra e, in particolare, dei bija mantra  (sillaba seme) ha una funzione evolutiva in quanto consente di indirizzare l’energia vibratoria laddove ve ne sia maggiormente bisogno. Sono bija mantra anche i sette fonemi – SA, RI, GA, MA, PA, DHA, NI – che nel sistema musicale indiano indicano le sette note della scala, le stesse che troviamo nelle pratiche di canto delle scale trasformative del Nada Yoga

Il prof. Mukunda ha trasmesso diversi mantra della tradizione vedica, spiegando che essi devono essere visti essenzialmente come potenti suoni in grado di produrre effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana e non necessariamente come “formule religiose”.

Imparare ad ascoltare

Ascoltare con consapevolezza è una forma evoluta di percezione della realtà. Piuttosto che concentrarsi solo sugli aspetti superficiali di un suono, come il significato letterale di una parola o le varie frequenze di un brano musicale, è possibile coglierne anche le sfumature più sottili e nascoste, come le emozioni che veicola.

Praticando il Nāda Yoga sviluppiamo un ascolto attento in grado di esplorare il confine tra udibile e non udibile. Oltre ad osservare gli stimoli esterni impariamo a prendere in considerazione il modo in cui il suono vibra internamente e a riconoscere le emozioni che si manifestano in risposta a determinati intervalli musicali.

Occhio vs orecchio!

Da secoli, la cultura occidentale considera l’occhio come il più nobile tra gli organi sensoriali. Questa concezione ha plasmato una società in cui gli stimoli visivi sono onnipresenti e dove lo sguardo è ritenuto la forma più “veritiera” di percezione del mondo esterno, in quanto capace di cogliere gli aspetti più intimi della realtà.

Tuttavia, numerose ricerche tra cui quelle del medico e musicoterapeuta Alfred Tomatis, hanno dimostrato che l’orecchio fornisce al nostro cervello un numero di informazioni largamente superiore a quello dell’occhio. Mentre quest’ultimo è un senso estrovertito, che tende a cogliere il mondo esteriore, l’orecchio consente al contrario di “entrare nell’anima umana” (cit. Diether Rudloff).

Pensiamo all’importanza fondamentale che ha rivestito per secoli la trasmissione orale del sapere da maestro a discepolo (in Oriente, in parte, è ancora così). Oppure riflettiamo su quanto può essere chiara, incisiva e indimenticabile una lezione ascoltata dal vivo, magari da un insegnante dotato naturalmente di spiccate qualità “musicali” come, ritmo, modulazione e timbro vocale. I Veda indiani sono stati “uditi” dagli antichi saggi e poi trasmessi attraverso “canti”: tutto questo significa forse che esistono aspetti nascosti della realtà che solo l’orecchio è in grado di cogliere pienamente?

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